il mio gruppo ARA Tek Rek di H2O Deep Team

In questa pagina presentiamo gli aspetti più avanzati della subacquea che pratichiamo. E' inutile negare che le nostre immersione a volte vanno oltre i limiti della "subacquea ricreativa". Non siamo dei subacquei estremi, ma, nel rispetto della nostra preparazione e delle norme di sicurezza, pratichiamo anche una subacquea più avanzata. Qui trovate alcune considerazioni ed osservazioni in merito.  

Solo Diving - immergersi in solitudine

La mia attrezzatura

Solo Diving - immergersi in solitudine

Tradizionalmente, tutte le didattiche insegnano l'immersione di coppia. Impongono di immergersi con un compagno con il quale pianificare ed effettuare l'immersione.  

Personalmente mi immergo da solo da qualche tempo. Ma immergersi in solitudine rappresenta davvero un significativo incremento del rischio?

Per rispondere a questa domande sono necessarie alcune considerazioni.

1. Il nostro compagno è in grado di aiutarci?

2. La nostra attrezzatura è adeguata?

3. Siamo in grado di risolvere il problema da soli?

 

1. Il nostro compagno è in grado di aiutarci?

Il sistema di coppia è sicuramente migliore, rispetto ad immergersi in solitudine, per quanto concerne la sicurezza solo se il nostro compagno (e viceversa) è in grado di assicurare:

a. pronta risposta ad eventuale emergenza del compagno (prontezza e attenzione). Se il nostro compagno si fa i fatti suoi, non è pronto ad intervenire (basso grado di prontezza), segue la propria immersione e non si cura del compagno, specie in immersioni impegnative, la sua presenza, per la mia sicurezza, è inutile.

b. preparazione tecnica e fisica per intervenire. Se il mio compagno è al limite delle sue capacità (sia tecniche che fisiche), in caso di emergenza non sarà in grado di aiutarmi. Non solo serve saper andare in acqua (controllo narcotico, controllo assetto, capacità prestare assistenza), ma anche una condizione fisica che gli consenta di "tirarmi fuori". Se queste condizioni non sono soddisfatte, la sua presenza è inutile.

c. preparazione psicologica adeguata. Se il mio compagno, in caso di emergenza, va in panico, si defila o rimane in condizione "catatonica", potrebbe, in teoria, possedere le capacità tecniche e fisiche per aiutarmi, ma non sarà in condizione di farlo. Questo aspetto è da non sottovalutare, perché in acqua, ancora più che in aria, un possibile "blocco", specie in condizioni "limite" o impegnative non è improbabile

d. attrezzatura adeguata. Se il mio compagno non possiede una scorta d'aria adeguata, un jacket capace di sostenere 2 subacquei pesantemente attrezzati, un pallone di sollevamento di emergenza, luci di emergenza,  coltello taglia sagole, ecc; potrebbe rivelarsi inutile la sua presenza in quanto non in grado di prestare assistenza.

Conclusione: è quindi possibile che un subacqueo che non sia del nostro stesso livello di esperienza / capacità o che non abbia l'attrezzatura necessaria per affrontare immersioni di un certo impegno, si possa rivelare, in caso di emergenza, più un intralcio che un aiuto. Non in grado non solo di aiutarci, ma potrebbe mettere in pericolo anche se stesso. Solo un lungo e costante affiatamento e la simulazione congiunta di scenari di emergenza, può rendere confidenti sul supporto del nostro compagno. In caso contrario la presenza può essere inutile, se non deleteria.

 

2. La nostra attrezzatura è adeguata?

La subacquea è uno sport che si svolge in un ambiente ostile per l'uomo. E' necessario quindi affidarsi a sistemi  di supporto vitale "artificiali". La nostra attrezzatura è in grado di rispendere ad una emergenza? E' sufficientemente ridondante da consentirci di trarci di impaccio in caso di un suo malfunzionamento?.

Innanzitutto è da rilevare che considerazioni "assolute" sulla configurazione dell'attrezzatura non si possono fare. La scelta su "cosa" indossare dipende infatti da:

1. Tipo di immersione: fare un giro a 6mt è ben diverso che andare in trimix a 100.

2. Esperienza e capacità. Se possiedo una buona acquaticità, esperienza e sono in buone condizioni fisiche, posso permettermi, in immersioni semplici, di avere una configurazione "minimalista" dell'attrezzatura. Ad esempio per un giretto a 6mt, posso indossare un 10lt con octopus. In caso di improvvisa rottura del manometro e quindi rapida perdita della scorta d'aria, potrò raggiungere la superficie semplicemente tramite una risalita di emergenza controllata. Non è insomma necessario avere 2 erogatori separati.

Quanto segue si riferisce ad immersioni in Aria fino ad un massimo di 60mt.

Andiamo adesso ad analizzare i singoli componenti dell'attrezzatura:

a. Scorta d'aria: i parametri di sicurezza per il calcolo della scorta d'aria in immersione, sono noti e non sono qui affrontati. Quello che interessa sottolineare è il tipo di bombola da utilizzare e la configurazione degli erogatori. Da scartare la soluzione del classico "mono". Anche se ho iniziato ad immergermi da solo con un 18lt doppio attacco, la soluzione non è certo la migliore. Vediamo i possibili malfunzionamenti e come diverse configurazioni vi rispondono meglio:

GUASTO DESCRIZIONE MONO BIATTACCO BIBO CONNESSO CON SEPARATORE CENTRALE BIBO SEPARATO CON 1 PRIMO STADIO PER BOMBOLA BIBO SEPARATO CON 2 PRIMI STADI PER BOMBOLA

a1. Improvvisa perdita da secondo stadio 

Di solito erogazione continua. In questo caso, a meno di non voler continuare a respirare dall'erogatore in continua ma con grande spreco di gas,  l'unica soluzione è quella di chiudere il rubinetto della bombola e passare al secondo erogatore (ovviamente si esclude a priori l'uso di octopus). In questo caso tutte le fruste (eventuale manometro, jacket, stagna, ecc) collegate al primo stadio connesso al rubinetto chiuso diventano inservibili. 

A parte la perdita d'aria iniziale, una volta chiuso il rubinetto tutta la riserva d'aria è disponibile tramite il secondo erogatore

A parte la perdita d'aria iniziale, una volta chiuso il rubinetto tutta la riserva d'aria è disponibile tramite il secondo erogatore

L'aria rimasta nella bombola di cui si è chiuso il rubinetto diviene inutilizzabile

L'aria rimasta nella bombola di cui si è chiuso il rubinetto diviene utilizzabile tramite il secondo erogatore connesso a quella bombola 

a2.  rottura tenuta O-ring primo stadio

 

come a1

come a1

come a1

come a1

a3. rottura rubinetto

Perdita da uno dei rubinetti della bombola

Perdita completa scorta d'aria

Dopo chiusura separatore centrale, possibilità utilizzo aria 2a bombola 

utilizzo aria 2a bombola 

utilizzo aria 2a bombola 

a4. rottura separatore centrale

Perdita dal raccordo centrale tra le 2 bombole o dal rubinetto di separazione tra esse

n.a.

In caso di perdita dal raccordo centrale, dopo chiusura del separatore perdita della scorta d'aria di una sola bombola; in caso di perdita dal separatore centrale, perdita completa scorta d'aria

n.a.

n.a.

In linea teorica l'utilizzo di un bibombola composto da 2 bombole separate con doppio attacco ciascuna risulta essere la scelta più sicura. Da non trascura però alcuni aspetti pratici di utilizzo. La necessità infatti di cambiare periodicamente erogatore per respirare da entrambe le bombole e l'utilizzo di 4 erogatori indipendenti possono rendere eccessivamente complessa la configurazione dell'attrezzatura. In caso di emergenza ciò potrebbe rivelarsi fonte di confusione. Personalmente, in considerazione di range operativi entro i limiti dell'aria, ho optato per un bibo con mono-attacco per ognuna delle bombole e separatore centrale. Tutte le fruste della bombola di sinistra arrivano da sinistra e sono contrassegnate in rosso. Le fruste della bombola di destra arrivano tutte da destra e sono contrassegnate in bianco. Ho 2 fruste per la stagna, che arrivano indipendentemente dalle 2 bombole. 2 manometri che arrivano indipendentemente dalle 2 bombole. 2 fruste per jacket (che è bisacco) che arrivano indipendentemente dalle 2 bombole. Tutti gli attacchi sono DIN: in teoria in caso di malfunzionamento di un erogatore su una bombola  decompressiva è possibile utilizzare, smontandolo, l'erogatore dell'altra decompressiva. Utilizzo comando remoto per il rubinetto del separatore centrale.

b. Controllo assetto. E' necessario potersi garantire una sufficiente spinta di galleggiamento anche in caso di malfunzionamento del jacket. Personalmente ho optato per un jacket bi-sacco. Ciò consente di avere una ulteriore alternativa di gonfiaggio del jacket nel caso dovessimo chiudere il rubinetto della bombola per malfunzionamento dell'erogatore: questo potrebbe precludere la possibilità di gonfiare in automatico il jacket. Avendo però un secondo sacco, collegato al secondo erogatore si evita il rischio di dover gonfiare a bocca il jacket, in situazioni magari già precarie. L'utilizzo della stagna offre una (seppur limitata) ulteriore possibilità di galleggiamento. Completa la dotazione, un rocchetto e un pallone di sollevamento. In caso di emergenza è possibile così  dotarsi di una cima di risalita. Questa è comoda sia come riferimento in caso di risalite nel blu, sia come sostegno per decompressione, sia come vero e proprio punto di appoggio per la risalita, se necessario. Affinché tali funzioni siano effettive è necessario dotarsi di un pallone in grado di sostenere noi e l'attrezzatura e di una cima di almeno 4mm (non vanno bene, secondo me, cimette da rocchetto speleo perché troppo sottili).

c. Protezione termica. Questo è un punto critico nelle immersioni impegnative, perché la muta stagna non è ridondante. E' anche un problema che prescinde dal compagno, che in caso allagamento comunque nulla può fare. E' possibile ridurre i rischi ricorrendo a muta stagne con doppio polsino (neoprene su lattice heavy duty) e doppio colletto e con rinforzi sui punti critici (personalmente mi sono fatto realizzare una stagna su misura con opportune specifiche da mutevole). Altro aspetto da considerare è l'eventualità di dover chiudere un rubinetto della bombola per malfunzionamento dell'erogatore. potremmo così perdere la possibilità di gonfiare la stagna. Una soluzione consiste nell'avere una seconda frusta connessa al secondo erogatore.

d. Strumenti controllo immersione. Indispensabile avere secondo computer + tabelle decompressive + tabelle emergenza + orologio. 

e. Strumenti illuminazione. Soprattutto in immersioni lacustri può essere critica l'affidabilità delle fonti luminose. Personalmente porto sul casco 2 faretti (da 20W+50W) collegati ad una batteria al piombo. Con entrambe le luci accese ho una autonomia di ca 45mt. Di solito utilizzo un solo faretto e lascio il secondo di emergenza sei il primo dovesse allagarsi. Poiché potrebbe esserci un guasto direttamente nella batteria, porto anche una luce a led indipendente che ha 80 ore di autonomia. Quest'ultima sempre accesa in modo tale che se dovessi spegnersi uno dei fari non rimango al buio, con la complicazione di dover accendere una torcia sul casco. Ulteriore piccolissimo torcino sul  jacket.

f. Pronto Soccorso. Ovviamente si suppone di essere in grado di potarsi fuori dall'acqua e raggiungere la rescue-bag. Se si è soli non ci sono molte possibilità, salvo riuscire a telefonare e respirare ossigeno puro (che però bisogna avere...)

 

3. Siamo in grado di risolvere il problema da soli?

A questa domanda ognuno deve essere in grado di rispondere da se, utilizzando una buona dose di onestà e senso critico. Un buon modo per verificare periodicamente le proprie abilità è quello di simulare emergenze in acqua bassa. Può essere comodo effettuare esercizi al termine dell'immersione, dopo aver smaltito il debito decompressivo. E' evidente che certi esercizi vanno verificati in acque più profonde (lancio del pallone). Altrettanto evidente è che nessuno sa come risponderà ad una vera emergenza, quando le condizioni di immersione sono più impegnative (visibilità, profondità), che non pochi metri d'acqua. Frequentare buoni corsi tecnici, oltre ad ampliare le nostre capacità, è un buon metodo per mettersi alla prova in condizioni "controllate". 

 

Vantaggi e Sensazioni dell'immersione in solitario

Uno dei principali vantaggi è che non "rompe"  nessuno. 

a. dal punto di vista logistico: vado quando voglio, all'ora che voglio, dove voglio, senza dover "contrattare" con alcuno. 

b. in termini di pianificazione e gestione dell'immersione: decido in autonomia profondità, tempi, esercizi. 

c. in termini di controllo del compagno: non devo preoccuparmi che di me stesso; non devo controllare la posizione del compagno, la sua scorta d'aria, se è lucido, se è tutto ok, se ha freddo, ecc....

La sensazione di immergersi in solitudine è bellissima, anche al lago. Si è soli, nel silenzio: solo il rumore dell'erogatore (un pò fastidioso a dire la verità). Ci si muove liberi, senza peso, lungo la parete. Se si è fortunati si incontra qualche timido pesce di lago che fa capolino da una roccia. Si è immersi nell'atmosfera irreale del lago, con quella caratteristica luce verde che proviene dalla superficie e quel fondo buio che orrendamente affascina. 

 

La mia attrezzatura

Una breve descrizione della configurazione della mia attrezzatura la trovate nel box dedicato all'immersione in solitaria. Qui di seguito si presenta solo una carrellata fotografica.
il mio gruppo ARA. Si nota sulla destra il pallone giallo di emergenza possibilità alloggiare la terza bombola  bombola decompressiva Nitrox 40% bombola decompressiva Ossigeno 100% assetto rubinetteria destra. Si nota la frusta lunga di emergenza
il casco con le torce doppio polsino della muta stagna il "rocchettone" con la cima da 4mm, per 100mt di lunghezza configurazione rubinetteria, si noti l'isolatore centrale Rescue bag. Si noti la bombola di Ossigeno puro da 5lt, con doppio erogatore a domanda

 

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